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31 ottobre 2011 / lanfrancovisconti

Giusy, vibrante Liù

Nella fase centrale della sua carriera artistica, Giusy –  assecondando il naturale  sviluppo e la naturale estensione  della sua voce  verso un repertorio più lirico e  drammatico , pur mantenedone le peculiari caratteristiche di  agilità -,interpretò (come già detto in precedenza) con successo di pubblico e di critica, alcune importanti regine  donizettiane ed  eroine  belliniane che lei  sentiva sue soprattutto per l’intensità  drammatica che tali personaggi emanavano (voglio  citare Anna Bolena, Maria Stuarsa, Maria di Rohan e Giulietta  di Capuleti e Montecchi  di V. Bellini). Si dedicò  anche,  con  particolare dedizione  alla definizione dei necessari approfondimenti psicologici, allo  studio  di diversi  ruoli   pucciniani,  quali  Mimì di Bohème, Liù  di Tutandot e  Suor Angelica,  soggiogata – come  sempre era  stata – dal fascino di  quella   magica musica .Era l’estate del 1997,  allorquando il Teatro dell’Opera di Roma – temporaneamente privato  della distonibilità del  celebre teatro  all’aperto delle Terme di Caracalla – decise  di organizzare diverse recite  di Turandot, opera  tradizional-popolare e  di sicuro richiamo di pubblico.  che  vennero rappreesentate nella  cornice dello  stadio Massimo Flaminio e con un cast artistico  stellare che fra i protagonisti proncipali comprendeva il collaudatissimo tenore Nicola Martinucci (Calaf), la soprano Alessandra Marc (principessa Turandot) e Giusy (che  debuttava il  ruolo di Liù),  diretti dal grande M° Daniel Oren e con la regia di Giuliano Montaldo.Per la cronaca la prima recita venne trasmessa in diretta su Radio 1 e furono  tanti i melomani  estimatori di Giusy che si  sintonizzarono su quel canale-radio.Io in quel Luglio del 1997 fui  molto  fortunato – trovandomi a Roma per lavoro – a  riuscire ad assistere allo spettacolo grazie  ad un biglietto per un posto in piedi racattato all’ultimo momento (allo stadio infatti si era registrato il tutto esaurito per tutte le recite on programma). Ricordo che  era una serata molto calda, ma la gioia e la curiosità di ascoltare per la prima volta Giusy-Liù era tanta e pertanto arrivai  sul posto  con un largo  anticipo nella speranza di trovare almeno un angolo  vicino  al palcoscenico in cui stare. Ciò nonostante  alle 18 del pomeriggio lo stadio  era già quasi pieno e quindi mi rassegnai ad  attendere l’inizio  dell’opera seduto sopra un cuscinotto  di emergenza  vendutomi da un bagarino.Fu davvero  una grande emozione ascoltare Giusy nella sua prima  aria “Signore ascolta”; l’interpretrò con grande pathos e con tanta espressività, dando senso alle parole  cantate e, allo stesso tempo, calandosi appieno scenicamente nel personaggio della giovane Liù che per amore del suo Calaf  si  sacriferà sino alla morte;  successivamente la sua  applauditissima esecuzione della famosa “Tu che di gel sei cinta”, si rilevò un capolavoro di bravura; in questa circostanza Giusy diede veramente un saggio su  come  si  vive  sulla scena  un personaggio, risolto  vocalmente con preziose filature, sapienti modulazioni dei  fiati e vibrante  intensità  emotiva, corrispondendolo nella sua tipica drammacità. Il pubblico  seguì in  rispettoso silenzio  l’esecuzione  salutata da  fragorosi  applausi. Liù, assieme  alla Mimì di Bohème, riservò  alla nostra artista tante soddisfazioni nel particolare ambito pucciniano, tant’è che le venne  riproposta l’anno successivo al Teatro Regio di Torino.

Lanfranco

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